Ho deciso di rispondere in modo riassuntivo ad una domanda che mi fanno abbastanza spesso gli allievi, psicologi e medici, della scuola di Psicodramma Analitico. Poiché non ho trovato differenza tra gli allievi di Bologna, quelli di Verona e quelli di Napoli, penso che si tratti di una domanda statisticamente normale per chi si avvia alla psicoterapia.
Che cosa serve dunque per fare lo psicoterapeuta? A mio avviso servono:
v La disposizione
v Gli ambiti di lavoro (clienti e/o pazienti)
v Le competenze psicotecniche relative
v La curiosità del ricercatore
v La costanza
Vediamo ogni caratteristica in dettaglio
v
La disposizione
Ma per diventare psicoterapeuti è assolutamente necessario innanzitutto mettersi in analisi, passare se stessi sotto la lente d’ingrandimento della consapevolezza. In quel percorso si capisce quanto la disposizione sia “naturale”, o scelta su basi serene, e quanto invece sia importante il proprio bisogno proiettivo
v Gli ambiti di lavoro: più sono numerosi, più sono alte le probabilità di lavorare, presto e tanto.
Il numero di ambiti di lavoro è dato dal tipo di tecniche che si conoscono.
Se uno psicologo non si è specializzato, il suo ambito di lavoro è la conoscenza la consulenza, o anche la formazione Se uno psicologo è uno psicoterapeuta che ha imparato ad affrontare i sintomi, il suo ambito di lavoro è rappresentato da pazienti che manifestano sintomi.
Se ha imparato ad indagare sulle cause profonde delle nevrosi, il suo ambito di lavoro è rappresentato da pazienti che sono disponibili alla psicoanalisi.
Eccetera
v
Le competenze psicotecniche relative.
Per competenze s’intendono le capacità apprese alla scuola di specializzazione o ai master specialistici, cioè capacità messe alla prova da maestri di provata esperienza. Oppure da anni di ricerca, studio ed esperienza. Al contrario di quanto ammette la legge italiana, che permette ad un “comportamentista” di fare sedute di tipo psicoanalitico, e viceversa, e così per altre tecniche molto diverse tra loro, la competenza definisce la qualità dell’intervento e la sua maggiore o minore probabilità di riuscita, quindi la possibilità di essere stimati come professionisti.
v
La curiosità del ricercatore.
Lo psicoterapeuta di qualunque scuola, e in particolare lo psicoanalista, è un curioso nel senso migliore del termine, uno che vuole sapere, capire. E’ un grande ricercatore, un detective del pensiero, del sintomo, dell’inconscio, della vita. Deve essere un ricercatore anche in senso sociale, per capire in che ambienti sono vissuti e vivono i pazienti, quali ostacoli sanno superare e quali relazioni hanno imparato a gestire.
v
La costanza
Una cura psicoterapeutica dura un certo tempo, durante il quale può subentrare la voglia di diminuire l’attenzione per il paziente, o addirittura di toglierla. La costanza è importante per mantenere sempre alto il livello delle qualità che servono al suo successo.
Alfredo Rapaggi
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