L’importanza del gruppo

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Lo psicodramma è nato come un’esperienza di gruppo, è stata la prima psicoterapia di gruppo. Il gruppo è rimasto un elemento centrale, anche quando il metodo psicodrammatico viene usato nella psicoterapia di coppia o in quella individuale, in assenza di un vero e proprio pubblico. In entrambi i casi infatti, il setting prevede la partecipazione degli Io ausiliari oltre a quella dello psicoterapeuta, proprio in rappresentanza dell’ambiente in cui è comunque collocabile un individuo nelle sue azioni.

Il principio è che la personalità si struttura a contatto con l’ambiente familiare, a partire dal gruppo più semplice, quello duale, madre-figlio/a, in funzione delle modalità relazionali richieste, delle frustrazioni, dei traumi e dei conflitti incontrati. Rapaggi ha meglio precisato questo principio, affermando che la personalità ha sue precise tendenze al momento della nascita. Tra queste vi sono l’introversione e l’estroversione che non hanno origine genetica e definiscono il modo di relazionarsi. Il primo ambiente, cioè i genitori, con la loro inevitabile diversità, modificano in misura più o meno grave le tendenze naturali, creando le prime frustrazioni, il ricorso alle fantasie compensative, la messa in opera dei meccanismi di difesa, e quindi i primi conflitti nevrotici. Lo psichismo individuale, così precisato come frutto della personalità di base e delle prime esperienze relazionali, si costituisce come gruppo interno e la sua evoluzione avviene in ambito relazionale-gruppale. A sostegno della sua tesi, Moreno si è preoccupato di creare una scienza del gruppo, la sociometria, con cui misurare e analizzare le dinamiche interaffettive e relazionali. Grazie alla ricerca sociometrica siamo ora in possesso di un’analisi più accurata dei fenomeni di tele e di transfert.

“Lo psicodramma può essere considerato come una espressione socio-motrice, ossia che esso impegna tutti i mezzi di espressione dell’individuo, considerato nella sua situazione all’interno del gruppo” (S. Lebovici et al, 1958). Partendo dalla sua propensione al pragmatismo, Moreno ha sperimentato, agito e creato, un metodo d’azione in cui fosse basilare l’incontro fra gli individui nel gruppo e l’incontro tra i gruppi.
Per Moreno il processo terapeutico avviene quando il singolo prende coscienza della propria autonomia dal gruppo, delle proprie risorse spontanee e creative e della libertà di usarle a favore della propria evoluzione.

La psicoanalisi aggiunge al metodo di Moreno le sue caratteristiche:

  • l’accento che pone all’inconscio;
  • la centralità del superamento del complesso di castrazione;
  • la possibilità di formare catene associative tra il conosciuto e l’inconscio;
  • il valore che dà alla parola;
  • l’assenza di giudizio;
  • le soluzioni che offre per spiegare lo sviluppo della personalità;
  • la conoscenza dei meccanismi di difesa;
  • la meticolosità che chiede nell’indagine dei più profondi meandri della psiche.

La bioenergetica di Lowen e le teorie psico-corporee aggiungono:

  • l’abilità d’interpretare il linguaggio dell’inconscio attraverso quello del corpo;
  • la capacità di usare la forza espressiva del corpo, per fornire alla psiche il canale di sfogo emotivo a volte necessario;
  • la possibilità d’intervenire sul corpo per raggiungere più facilmente il livello di spontaneità descritto dai Moreno, o l’equilibrio psicosessuale descritto da Freud.