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News giugno 2018

Counselor, Psicologi e Psicoterapeuti: quali confini professionali
di Alfedo Rapaggi

Come una rondine a primavera, torna ogni anno la discussione sulle competenze reali, e su quelle legali, delle tre professioni di counselor, di psicologo e di psicoterapeuta.

E’ un argomento che interessa sia i professionisti sia gli utenti.
Gli utenti sono spesso confusi e ingannati.

Perché?
Il punto è che i counselor vogliono agire da psicologi, gli psicologi da psicoterapeuti e gli psicoterapeuti non sono riconosciuti dagli utenti per specializzazioni precise.

Ne sono un testimone diretto, sia per il mio ruolo di direttore e didatta nella scuola di specializzazione in psicoterapia, sia perché sono vecchio e ho partecipato alla creazione e all’evoluzione di queste professioni dalla fine degli anni ’70!
Ricordo le riunioni col professor Spaltro, fino al convegno di Viareggio in cui gli psicologi tentavano di avere il riconoscimento ufficiale di psicoterapeuti.
Ricordo anche le lotte con la categoria dei medici che non voleva cedere la parola “terapia” ad altri.  

Ma partiamo da un esempio.
Prendiamolo proprio nel campo sanitario che è il più affine a noi.
Se una persona vuole diventare medico non deve studiare prima da infermiere o da farmacista, e soprattutto non succede che mentre studia da infermiere o da farmacista possa fare la professione medica.
Ugualmente, oggi e in questa società, un medico generico non può fare il chirurgo se non ha terminato la specializzazione in chirurgia.

Detto questo, vorrei sgombrare il campo da quella serie di difese psichiche che confondono le idee: sappiamo tutti che un infermiere può essere più bravo di un medico, o che un muratore può essere più competente di un geometra o di un ingegnere.

E se andiamo per questa strada, possiamo anche dimostrare che ci sono filosofi, pedagogisti, sociologi, preti e coach, ma anche formatori, astrologi e cartomanti, tuttologi e parrucchieri che possono essere più attenti e di certi psicologi e di certi psicoterapeuti.
Per questo esistono le leggi che mettono delle garanzie minime, delle linee guida, partendo da un preciso corso di studi.

Nel caso degli psicoterapeuti si tratta di più di 10 anni dopo la maturità.
Ci vogliono 5 anni di università, un minimo di 1 anno di tirocinio, altri mesi per la preparazione e la fortuna di superare l’esame di stato e si è psicologi.
Poi ancora 4 anni di specializzazione.
Aggiungete la propria psicoterapia e la supervisione, obbligatorie per chi diventa psicoanalista e inevitabili per chi vuole iniziare col piede giusto, e capirete di che cosa stiamo parlando.

L’Ordine degli Psicologi ha complicato il quadro perché non ha ancora tracciato delle linee di demarcazione chiare tra psicologi e psicoterapeuti.
Tutt’altro.

Si è interessata di separarli dai counselor.
Anzi ha fatto eliminare legalmente la professione di counselor.
Negli ultimi tempi infatti ha ottenuto una sentenza della corte di cassazione che assegna il counseling esclusivamente agli psicologi.

Bene, ma così non mi piace, perché assomiglia troppo a quello che avevano fatto i medici nel ’70: una difesa della casta e basta.
Se l’obiettivo fosse stato la difesa degli utenti avrebbero sollecitato una legge che chiarisse le diverse competenze in base alla preparazione specifica e alle esigenze della società.
Invece no.

Invece la persona che cerca aiuto, per una semplice consulenza o per una vera e propria cura psicoterapeutica non sa ancora dove rivolgersi.
Perché hanno agito così?

Vi spiego i motivi.

Primo, nel consiglio nazionale dell’Ordine e nelle sedi regionali, Lazio in testa, sono più numerosi gli psicologi degli psicoterapeuti.

Secondo, per un principio logico-orale: chi non ha quello che vorrebbe a tutti i costi, mette molta più energia per prenderselo.
E non si preoccupa degli altri. Egoistico? Certamente, come il neonato verso il seno materno.

Terzo, per il fatto illogico, ma vero e diffuso, che ci sono psicologi che pretendono di fare la psicoterapia non essendo ancora specializzati.
Vogliono la scorciatoia.

La parte più incredibile è che questi colleghi non accettino l’idea che la loro pretesa non sia molto diversa da quella di chi è sociologo o filosofo, o fisioterapista, o counselor, o anche astrologo, o cartomante, e vuole fare lo psicologo: non capiscono che loro, come gli altri, si basano sulla narcisistica fantasia di potersi auto valutare, al di là di ogni regola.  

Purtroppo non riflettono neanche sul fatto che questo desiderio è già di per sé un segnale d’inadeguatezza psicologica, di ribellione per niente adatta alla condizione di questa professione.
Non mi resta allora che ricordare ai consiglieri dell’Ordine, e a questi psicologi, che la norma più saggia che abbiamo noi psicoterapeuti è quella che suggerisce di sottoporsi ad un’adeguata e profonda psicoterapia prima d’iniziare la nostra delicata professione e mentre la svolgiamo.
Una psicoterapia profonda ed eclettica, un’analisi capace di scavare nei sentimenti più nascosti, passando per la conoscenza delle nostre strutture di resistenza psico-fisica.

Io la suggerisco anche ai colleghi che fanno semplicemente gli psicologi e lavorano nelle organizzazioni piuttosto che nell’ambito dell’appoggio psicologico, spesso in situazioni veramente difficili.

Per se stessi e per il riflesso che avrà sugli utenti.
L’utente ascolta i discorsi più vari e improbabili. Sa che vengono da psicologi e fa di tutta l’erba un fascio.
Questo incide molto sulla fiducia che poi dovrà avere in caso di bisogno e soprattutto sui risultati che ha diritto di ottenere.

Cari colleghi psicologi, ci capiremmo sicuramente meglio se riconoscessimo le nostre vere peculiarità e potessimo parlare la stessa lingua.
Ci capirebbero meglio gli altri professionisti, affini, e ci capirebbe meglio ogni altra persona.


News maggio 2018

Sabato 26 maggio 2018 – Hotel I Portici, Bologna
Open Day delle Scuole di Specializzazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 


News aprile 2018

“LA SCENA ISTERICA”
Breve estratto da una lezione del dr. Rapaggi


News marzo 2018

INFORMAZIONI INDISPENSABILI PER LAUREATI IN PSICOLOGIA

a cura di Alfredo Rapaggi

Le informazioni che sto per fornirti sono assolutamente indispensabili per la scelta del tuo futuro professionale.

Forse conosci già alcune delle circa 650 modalità psicoterapeutiche che sono state individuate nel mondo.

Ma se ti dico “Psicodramma Analitico Integrato”.

Sai di che cosa si tratta esattamente?

Se sei interessato a saperlo meglio, seguimi per qualche minuto. Ne sarai soddisfatto.

Chi non lo conosce pensa che sia poco più di una recita sulla scena. 
Non è proprio così, assolutamente.
La scena è solo uno dei cinque elementi che compongono lo psicodramma originale, quello più antico per intenderci.
Gli altri quattro elementi di quello psicodramma sono:

– Il protagonista
– L’analista conduttore
– Gli “Io–ausiliari”
– Il pubblico

Ma lo Psicodramma Analitico Integrato è molto ma molto di più.
E’ L’INSIEME ARMONICO di alcune tecniche psicoterapeutiche che dall’inizio del 1900 in poi si sono dimostrate le più efficaci.

Partendo dalla più antica e conosciuta: la psicoanalisi di Freud.

E della più recente e vivace: la bioenergetica di Lowen.

Questo spaventa quegli psicologi che hanno paura di guardare nella propria psiche e sono convinti di poter guardare ugualmente in quella di altri.
E’ chiaramente un assurdo: non s’impara ad incontrare le emozioni degli altri se si ha paura di vedere le proprie.

Se sei d’accordo con questo, t’invito a proseguire nella lettura.
Altrimenti fermati qua, perché

lo Psicodramma Analitico Integrato è per persone che mettono passione vera nella psicoterapia. 

Passione, non semplicemente logica.
Per persone disposte a conoscere e superare le loro paure
.

In altri campi questo concetto è diffuso da sempre. “Medice cura te ipsum” dicevano già  gli antichi romani, ovvero “medico pensa a curare te stesso sottinteso: se vuoi riuscire a curare gli altri.

Lo Psicodramma Analitico Integrato è davvero la psicoterapia del futuro.

Diversamente da quanto si dice, lo Psicodramma Analitico Integrato lo si utilizza con uguale successo

1. nel setting individuale;
2. Nella psicoterapia di coppia;
3. Nel setting di gruppo
Ovviamente con modalità diverse, secondo necessità.

I miei allievi mi hanno raccomandato di ricordarmi sempre di spiegare che cosa ci fa l’aggettivo “integrato”. 
Hanno ragione, è importante.

“Integrato” significa che la nostra Scuola, attraverso lo Psicodramma Analitico Integrato INSEGNA MOLTO DI PIU’. 

Insegna la psicodiagnosi attraverso test ma anche con tecniche attive.
 
Insegna tecniche di comunicazione efficaci per la coppia e per i gruppi,

insegna a comprendere e tradurre il linguaggio non verbale,

Insegna alcune tecniche comportamentali e altro ancora, come puoi verificare sul sito della Scuola 
oppure sul sito www.mosaicopsicologie.it

Insegna tutto quello che può sapere un maestro esperto, che soprattutto ha gettato il cuore in questa professione, e che ha moltissimi anni di esperienza fatta in modo duttile e creativo.