Freud ha chiesto alle persone
di staccarsi dalle proprie nevrosi?
Il grande lavoro di Freud è stato quello di scoprire come e perché si formano le nevrosi- Ha voluto dare ai pazienti la chiave per capire come mai in coscienza vogliono liberarsene ma in pratica non riescono a farlo.
In seguito si è impegnato a diffondere le sue scoperte. Sappiamo quanto sia stato difficile affrontare lo zoccolo duro della cieca morale dell’epoca e quanto sia stato brillante, tenace, politico, astuto e fortunato per avere il successo che ha avuto.
E adesso?
Adesso entriamo nello studio di uno psicoterapeuta (titolo voluto dalla legge italiana) che applica la teoria psicoanalitica.
Gettiamo subito nel cestino tutte le differenze artificiali, che pretendono di stabilire a priori la competenza di un professionista, e centriamo il focus del percorso che stanno per intraprendere l’analista e il/la paziente (titoli dati dalla consuetudine italiana).
Paziente chiede o di risolvere un sintomo, senza porsi la domanda di quale sia la causa, oppure di uscire da una situazione di crisi dicendosi disponibile a conoscere ed eliminare le cause.
Del primo caso ho trattato diverse volte e lo farò ancora in futuro, ma in questa riflessione tratto del secondo caso.
Una persona che si trova davanti ad una difficoltà complessa, non attribuibile solo a fattori estemporanei e che ha i mezzi per riflettere, quando decide di farsi aiutare è perché capisce la differenza tra un modo di vivere sereno ed uno problematico.
Se la stessa persona decidesse di fare un safari nella jungla penso che cercherebbe una guida esperta, la guarderebbe negli occhi e la seguirebbe senza dubitare tanto delle sue scelte.
Non so se Freud abbia mai pensato che le sue pazienti l’avrebbero seguito con la stessa fiducia durante tutta l’analisi.
Se si fossero staccate facilmente dalle loro inconsce nevrosi pur di vivere una vita diversa, ipotizzata da lui.
Se l’avesse fatto sarebbe stato un errore.
Ma se l’ha fatto è stato un lampo, presto superato dall’incontro con i meccanismi di difesa, automatici e inconsci, della psiche.
Ad ogni analista è chiaro infatti che tra il proposito cosciente di uscire dalle proprie nevrosi e l’agire il loro superamento c’è un mare di conoscenze e azioni pieno di sorprese.
E’ chiaro che il paziente chiede di farlo uscire dalla nevrosi mentre crea tutti gli ostacoli possibili per impedire quell’uscita.
E’ chiaro che la vera richiesta è quella di permettergli di vivere la situazione (nevrotica) in cui si trova, riuscendo a gestire le contraddizioni che contiene.
Perché?
Per la pseudo pace che fornisce un ambiente conosciuto: quell’insieme di odori, toni, modi contenuti nella storia della sua famiglia.
Un errore familiare è spesso più gradito, nell’inconscio, di una perfezione estranea.
Anche quando in coscienza si riconosce il danno che può provocare all’intera esistenza è pur sempre qualcosa che si è interiorizzato e che alla fine l’inconscio trattiene come una sicurezza.
Illusoria ma efficace.
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