Alfredo Rapaggi
Segue. (da: il corpo nella psicodramma analitico di coppia)
Tutto questo premesso, veniamo alla riflessione di oggi, che coinvolge in modo particolare il corpo, anzi i corpi.
Parliamo in particolare di quelli dei partner di una coppia che si presenta nel nostro studio col desiderio dichiarato di risolvere i conflitti che si sono formati tra loro e che si sono consolidati negli anni.
In queste pagine rifletteremo sui corpi che vengono mostrati spontaneamente, senza la consapevolezza del loro linguaggio, quindi senza timore, e su quelli che si nascondono, coperti dalla morale che li ha condizionati, e che alimentano l’inconscia formazione dei sintomi.
Sui corpi fantasmatici, sfuggiti alle censure di quelli reali e già imprigionati in questi contenitori dorati che sono le fantasie, ma anche i deliri, e su quelli veri, consapevoli e no di parlare e di rivelare una serie di segreti.
Sui corpi del setting psicoanalitico, individuale o di gruppo, che sono oggetti di transfert e su quelli più coperti del controtransfert.
Cercheremo di capire i corpi con la stessa attenzione che metteremmo nel cercare di capire i ragionamenti, i sentimenti, le resistenze, i sintomi, o i giochi relazionali.
Vedremo come il linguaggio del corpo sia molto più sincero di quello delle parole e ci conduca molto più velocemente alla comprensione dello stato affettivo, sia di quello attuale che di quello regressivo.
Mi piace ripetere che la differenza che c’è tra il linguaggio della parola cosciente e quello del corpo è simile a quella che passa tra una persona sobria ed una ubriaca. Il corpo è molto simile ad un ubriaco, che non si accorge di ciò che rivela.
Distingueremo ciò che i corpi ci trasmettono da ciò che noi possiamo riferire ai pazienti. E questo è un dettaglio che non finisco mai di sottolineare.
Porteremo esempi che ci permettono di capire in che modo possiamo farlo per ottenere di essere ascoltati e cercheremo di distinguere i vari meccanismi di difesa che distorcono o annullano le nostre informazioni.
Partiamo dunque da una seduta di coppia, una seduta parzialmente vera, alla quale aggiungiamo le considerazioni che permettono quella generalizzazione scientifica che la rende applicabile ad altre coppie.
Dal momento in cui viene fissato l’appuntamento, mi faccio questa prima domanda, essenziale per raggiungere un ragionevole successo:
“in quali casi una coppia che si presenta a noi può essere trattata come un elemento unico, cioè presa in carico in quanto coppia, e in quali altri casi capiamo che è meglio trattarla come un composto di due singoli individui?”
E’ una delle risposte che ci aspettiamo dalla psicodiagnosi.
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