Riporto qui un brano tradotto da un articolo di Anton Armbruster, atipico psicologo di New York, con il quale mi sento di condividere pienamente l’orientamento.
La notizia della prossima pubblicazione del Libro Rosso di Jung ha provocato in me una lunga riflessione dalla quale emergo convinto che la diffusione pubblica dei contenuti di tale documento possa rappresentare ancora un’altra rievocazione dello stupro di Persefone, in un momento in cui dovremmo, forse, distogliere lo sguardo dalle sue pagine in segno di rispetto.
In una versione del mito greco, Ade (Plutone), rapisce la giusta Persefone mentre era nei campi a raccogliere presumibilmente violette. In un inno omerico, tuttavia, il fiore raccolto non era la viola, ma il narciso. In questa rivisitazione della storia, la perdita dell’innocenza di Persefone, mentre camminava da sola in un momento privato tra i narcisi, fu adombrata dalle violente ossessioni di Ade con le sue proprie esigenze e la totale mancanza di pudore, empatia e moralità.
Nell’uomo moderno, attraverso gli strumenti di internet (Facebook, Twitter, ecc.), è apparentemente in crescita l’esigenza profondamente narcisistica di annunciare al mondo l’attività di altri, entrando senza alcuna delicatezza nell’intimo della vita altrui. Le tendenze culturali di trasportare nel pubblico le attività private, compreso l’uso dei telefoni cellulari, l’incremento dei “reality” in televisione, la presenza del cybersex su internet e i bruschi atteggiamenti verso la proprietà intellettuale, sono del tutto simili a una rinnovata e inesorabile necessità di Ade di soddisfare i suoi appettiti, senza riguardo per la dignità di Persefone nè per la lunga e disperata ricerca di Demetra nei confronti della figlia rapita.
Sempre di più, la capacità di ascoltare profondamente soccombe di fronte alla necessità di parlare ad alta voce e di pretendere di essere ascoltati. La fiducia nell’accettare il consiglio di qualcuno è scossa dalle voci insistenti di presunti esperti. Il quieto tempo della beata solitudine e della contemplazione viene sostituito da voraci appetiti per la stimolazione continua: una generale gestione della nevrosi.
Mentre ogni scritto di Jung solleva l’interesse di un pubblico impaziente e appassionato, in questo caso sono del parere che si tratti della manifestazione di un appetito plutoniano di scavare in quello che Jung intendeva mantenere privato. Potrebbe cioè trattarsi della ripetizione dell’archetipo dello stupro di Persefone? Nella nostra zelante ricerca della conoscenza, non staremo forse perdendo più di ciò che si andrebbe a guadagnare? Non ci sono cose che dovrebbero essere lasciate avvolte nel silenzio del loro incontaminato innocente destino?
Il Libro Rosso contiene, a mio avviso, qualcosa che Jung intendeva mantenere separato dal suo scambio con il pubblico.
E noi dovremmo onorare tale desiderio.
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