Sull’onda del crescente interesse per l’opera di Giorgio Morandi nel mondo, Franco e Roberta Calarota della Galleria d’Arte Maggiore di Bologna dedicano un’esposizione all’opera grafica di Giorgio Morandi.
L’obiettivo è quello di dare il meritato rilievo a una parte fondamentale della produzione artistica del Maestro bolognese che procede di pari passo con la realizzazione delle opere su tela, per importanza, qualità dei risultati raggiunti e autonomia linguistica. La mostra allestita si compone di circa quaranta incisioni realizzate dal 1912 al 1961 e vuole ribadire con forza il ruolo che questa tecnica ha rivestito nella ricerca più autentica e innovativa di Giorgio Morandi: la trasfigurazione del reale, o come preferiva dire l’artista del visibile, in valori formali, tutti giocati su sapienti giochi di luci e ombre e sulla composizione delle forme. La selezione delle incisioni presentate in mostra alla Galleria d’Arte Maggiore di Bologna mette in evidenza come la vocazione di Morandi per la tecnica dell’incisione l’abbia accompagnato fin dai primi anni lungo tutto il corso della sua carriera, facendo raggiungere all’artista esiti importanti sia per abilità tecnica sia per resa poetica. Come riporta Cesare Brandi: «vi sono pittori per cui l’incisione rappresenta una via secondaria, e quasi di campagna, un modo di prendersi le vacanze dalla pittura: altri, per cui l’incisione diviene il fulcro stesso della forma pittorica. Se di questi ultimi fu Rembrandt il principe, è fra questi che si schiera anche Morandi. Le stesse scelte dell’artista confermano l’importanza dell’incisone nella sua produzione quando per la Biennale di Venezia del 1927 decide di esporre un numero di incisioni superiore a quello dei dipinti e dal 1930 accetta la cattedra di tecniche dell’incisione all’Accademia di Bologna. Nella mostra allestita da Franco e Roberta Calarota l’incisione viene eletta come un punto di vista da cui analizzare ciò che sta dietro l’apparente semplicità dell’arte di Giorgio Morandi. Se le nature morte silenziose, le famose bottiglie, i raffinati mazzi di fiori, gli scorci di paesaggi familiari e intimi si presentano come immagini riconoscibili tratte da un mondo esterno esistente e concreto, in realtà, nelle mani e negli occhi di Morandi si trasformano in motivi di pura espressione, che legano la loro esistenza essenzialmente a valori di tipo formale, pur evitando l’arbitrarietà dell’astrazione. Dopo aver osservato l’oggetto, Morandi lo riplasma in una nuova realtà, tutta mentale che fa sì che, a dispetto della ripetitività dei soggetti, gli esiti siano sempre diversi. Morandi ha quindi sperimentato con diversi mezzi artistici la sua coerente invenzione formale, accettando con slancio la sfida data dall’incisione di poter giocare solo sulla bicromia del bianco e nero e quindi sulle variazione del chiaroscuro e della frequenza del segno. Non c’è più bisogno dei colori per determinare la forma e lo spazio: l’artista si affida solo a una ristretta gamma di grigi che creano la tessitura dell’acquaforte e che diventano lo strumento per esprimere sentimenti e passioni. É un’arte di pretesti figurativi che nasce da un intimo raccoglimento e in cui vi è qualcosa che, sempre per usare le parole di Cesare Brandi, «sommessamente canta l’umano». La mostra diventa quindi l’occasione per verificare una volta di più come l’arte di Giorgio Morandi continui ancora oggi a rivelarsi ricca di echi interiori e di un’innovativa profondità.
ORARI DI APERTURA: lun 16 – 19:30 mart-sab 10 – 12:30 e 16 – 19:30. Inaugurazione 25 settembre ore 18.
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