IL GIORNO DOPO

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IL GIORNO DOPO

Oggi è un giorno dopo come tanti ma anche un po’ diverso.Per esempio è il giorno dopo la commemorazione della shoa, oppure, fatto molto meno altisonante è il giorno dopo uno psicodramma più aggressivo del solito, o ancora è il giorno dopo la fine di uno storia.

E naturalmente per ognuno è un giorno dopo differente da altri.Il giorno dopo può essere un’occasione per riflettere, se ci si è staccati dai giorni precedenti, oppure un momento di rabbia, anello di una catena che non si spezza.Prendiamo la shoa.Rifletto sulla bestiale brutalità di cui è capace l’essere umano e mi chiedo anche perché ci si ricorda di quella e non anche delle altre. Sembra che le gesta schifose siano sempre quelle degli altri, e magari meglio se compiute anni prima, lontano dal disturbare il sonno di chi ha partecipato in qualche modo. E pazienza se così si perde la capacità di migliorare se stessi.Rifletto sul fatto che le ultime brutalità commesse da pochi nei confronti di molti le hanno chiamate con nomignoli che lasciano in pace le coscienze. Per esempio “pulizia etnica” Bello no? come si fa a condannare qualcunoi che ha fatto pulizia.Poi scendo nella scala dei valori e noto che anche l’aggressività acerba dei bimbi ha i suoi nomignoli salva coscienze. Per esempio la vigliaccheria con cui alcuni prepotenti assalgono un inerme si chiama “bullismo”. Beh, non è così male, in fondo un ragazzo ha sempre ammirato la sfrontatezza del bullo: un esempio da seguire.Chiedo scusa per la brevità delle osservazioni.E dovrei scendere ancora di più, nell’età psicologica stavolta, per trovare gli esempi di come venga utilizzata l’aggressività in modo distorto e incontrollato. Distorto nel senso che viene scelto un obiettivo diverso da quello originario, obiettivo che la psicoanalisi chiama di transfert e colloca all’interno del setting terapeutico, ma che vive anche al di fuori di questo su ogni obiettivo ritenuto valido. Incontrollato semplicemente perchè conseguenza di pulsioni inconsce.Distorto anche a causa della scarsa preparazione a riconoscerlo, che hanno diversi professionisti della nostra area.Il giorno dopo dunque rifletto sull’importanza di riconoscere l’aggressività, attiva e passiva, nella sua funzioine positiva, di forza che serve a superare un ostacolo, e nella sua funzione distruttiva.Rifletto sulla delicatezza della nostra professione e sulla conseguente necessità di prepararci a tutto campo, non semplicemente per sconfiggere un sintomo superficiale.Rifletto sui grandi temi e sul nostro compiti quotidiano, di contenere una richiesta aggressiva e di riuscire a trasformarla in forza costruttiva.E a volte finisco per riflettere sul come costruirmi una bacchetta magica…… Alfredo Rapaggi

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