Una ricerca Irpps-Cnr le difficoltà degli stranieri nel trovare un’occupazione adatta alle proprie competenze. Gli italiani li preferiscono laureati, anche se i giovani temono la loro concorrenza. Quasi il 40% è impiegato in un lavoro operaio, assimilato o di bassa qualificazione, nonostante non l’avesse mai svolto nel paese di origine.
ROMA – Radu era ingegnere in Romania, ora fa il muratore a Roma. Magdalena faceva l’insegnante in Perù e, una volta trasferita a Firenze, ha trovato lavoro come colf. Alina, medico in Ungheria, ora fa la badante a Torino. Maria in Ucraina era giornalista, ma ora è baby-sitter a Torino. E’ lunga la lista degli stranieri che in patria erano professionisti qualificati e che ora devono accontentarsi di lavori saltuari e spesso al di sotto della loro preparazione. Fra loro la percentuale di quanti svolgono professioni intellettuali è molto bassa. I titoli di studio, una volta arrivati in Italia, sembrano disintegrarsi. Questo “spreco di cervelli” è una componente importante del flusso migratorio. Vengono da molti paesi: dal Perù, dalle Filippine, dall’Equador, ma la maggior parte di laureati arriva dall’Est. Uno studio dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpps-Cnr), ‘Indagine sull’inserimento lavorativo delle immigrazioni qualificate provenienti dai Paesi dell’Est europeo’, mette in luce questo fenomeno.
La ricerca dell’Irpps CNR – Si scopre così che quasi il 40% degli immigrati laureati o con una professione in patria svolge un lavoro di bassa qualificazione nel nostro paese. Nei loro confronti di questo ‘flusso migratorio acculturato gli italiani hanno un atteggiamento più accogliente, ma i giovani temono la concorrenza dei cervelli in fuga, ma verso di noi . L’Irpps-Cnr, in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Torino e l’Ires Piemonte, ha intervistato 547 immigrati dell’Europa Orientale ad alta qualificazione. Il 30,4% degli uomini ed il 33,8% delle donne è impiegato in un lavoro operaio, assimilato o di bassa qualificazione, nonostante non l’avesse mai svolto nel paese di origine.
Un lavoro poco qualificato “Lo studio conferma che il mercato del lavoro qualificato italiano è molto meno ampio di quello della maggioranza dei paesi Ocse, tanto che anche i laureati italiani scelgono la migrazione, mentre sono disponibili posti non qualificati per i quali la manodopera nazionale è insufficiente – spiega la curatrice dell’indagine Maria Carolina Brandi – . Ma, una volta che l’immigrato laureato occupa per necessità questa fascia del mercato del lavoro, non viene più riconosciuto come appartenente all’emigrazione di élite a cui, pure, larga parte degli italiani concede fiducia, finché non riesce a collocarsi in una posizione che lo renda riconoscibile come ‘intellettualè e quindi accettato”.
Gli italiani preferiscono i laureati stranieri C’è una parte della ricerca dell’Irpps-Cnr che si concentra sulla percezione della popolazione italiana nei confronti degli immigrati qualificati. E’ stato analizzato un campione di 1.500 adulti ripartiti proporzionalmente per genere, classi d’età e aree geografiche. “Il 30% degli intervistati considera positivo il ruolo svolto dagli immigrati per alcuni settori della nostra economia e il 26% anche per la nostra cultura, mentre il 23,7% dichiara che il fenomeno genera insicurezza e il 15,4 teme che aumenti la disoccupazione – Maria Carolina Brandi – . Solo il 9,8% ritiene che l’immigrazione costituisca un ‘grave problema’, mentre molti la ritengono eccessiva, specialmente le persone meno istruite (il 47%). Inoltre il 13,5%, soprattutto tra i più anziani, teme che tale presenza dai paesi dell’Est aumenti la criminalità. Peraltro, è diffusa (62%) l’opinione che su questo tema giornali e televisioni riportano una realtà falsata e appena il 16% crede ai mass media, specialmente tra i laureati ed i giovani”.
Paura della concorrenza In questo quadro, l’atteggiamento degli italiani verso gli immigrati ad alta qualificazione è molto più favorevole rispetto a quello sull’immigrazione in generale. “Anche se il 54% degli italiani non sa quanti siano i laureati dell’Est Europa”, prosegue la ricercatrice dell’Irpps-Cnr, “la quasi totalità (93,1%) ritiene che debbano essere pagati quanto gli italiani e l’87% pensa che un laureato esteuropeo debba potere esercitare la propria professione in ogni paese dell’Ue. Tuttavia il 68,2% ritiene giusto che un laureato di qualsiasi paese accetti lavori inferiori ai suoi titoli e più della metà disapprova norme per incentivarne l’ingresso: da notare che tra i laureati e tra i giovani la quota cala sensibilmente nel primo caso ma aumenta nel secondo, evidentemente per la preoccupazione della possibile ‘concorrenzà sul mercato del lavoro qualificato”.
ROMA – Radu era ingegnere in Romania, ora fa il muratore a Roma. Magdalena faceva l’insegnante in Perù e, una volta trasferita a Firenze, ha trovato lavoro come colf. Alina, medico in Ungheria, ora fa la badante a Torino. Maria in Ucraina era giornalista, ma ora è baby-sitter a Torino. E’ lunga la lista degli stranieri che in patria erano professionisti qualificati e che ora devono accontentarsi di lavori saltuari e spesso al di sotto della loro preparazione. Fra loro la percentuale di quanti svolgono professioni intellettuali è molto bassa. I titoli di studio, una volta arrivati in Italia, sembrano disintegrarsi. Questo “spreco di cervelli” è una componente importante del flusso migratorio. Vengono da molti paesi: dal Perù, dalle Filippine, dall’Equador, ma la maggior parte di laureati arriva dall’Est. Uno studio dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpps-Cnr), ‘Indagine sull’inserimento lavorativo delle immigrazioni qualificate provenienti dai Paesi dell’Est europeo’, mette in luce questo fenomeno.
La ricerca dell’Irpps CNR – Si scopre così che quasi il 40% degli immigrati laureati o con una professione in patria svolge un lavoro di bassa qualificazione nel nostro paese. Nei loro confronti di questo ‘flusso migratorio acculturato gli italiani hanno un atteggiamento più accogliente, ma i giovani temono la concorrenza dei cervelli in fuga, ma verso di noi . L’Irpps-Cnr, in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Torino e l’Ires Piemonte, ha intervistato 547 immigrati dell’Europa Orientale ad alta qualificazione. Il 30,4% degli uomini ed il 33,8% delle donne è impiegato in un lavoro operaio, assimilato o di bassa qualificazione, nonostante non l’avesse mai svolto nel paese di origine.
Un lavoro poco qualificato “Lo studio conferma che il mercato del lavoro qualificato italiano è molto meno ampio di quello della maggioranza dei paesi Ocse, tanto che anche i laureati italiani scelgono la migrazione, mentre sono disponibili posti non qualificati per i quali la manodopera nazionale è insufficiente – spiega la curatrice dell’indagine Maria Carolina Brandi – . Ma, una volta che l’immigrato laureato occupa per necessità questa fascia del mercato del lavoro, non viene più riconosciuto come appartenente all’emigrazione di élite a cui, pure, larga parte degli italiani concede fiducia, finché non riesce a collocarsi in una posizione che lo renda riconoscibile come ‘intellettualè e quindi accettato”.
Gli italiani preferiscono i laureati stranieri C’è una parte della ricerca dell’Irpps-Cnr che si concentra sulla percezione della popolazione italiana nei confronti degli immigrati qualificati. E’ stato analizzato un campione di 1.500 adulti ripartiti proporzionalmente per genere, classi d’età e aree geografiche. “Il 30% degli intervistati considera positivo il ruolo svolto dagli immigrati per alcuni settori della nostra economia e il 26% anche per la nostra cultura, mentre il 23,7% dichiara che il fenomeno genera insicurezza e il 15,4 teme che aumenti la disoccupazione – Maria Carolina Brandi – . Solo il 9,8% ritiene che l’immigrazione costituisca un ‘grave problema’, mentre molti la ritengono eccessiva, specialmente le persone meno istruite (il 47%). Inoltre il 13,5%, soprattutto tra i più anziani, teme che tale presenza dai paesi dell’Est aumenti la criminalità. Peraltro, è diffusa (62%) l’opinione che su questo tema giornali e televisioni riportano una realtà falsata e appena il 16% crede ai mass media, specialmente tra i laureati ed i giovani”.
Paura della concorrenza In questo quadro, l’atteggiamento degli italiani verso gli immigrati ad alta qualificazione è molto più favorevole rispetto a quello sull’immigrazione in generale. “Anche se il 54% degli italiani non sa quanti siano i laureati dell’Est Europa”, prosegue la ricercatrice dell’Irpps-Cnr, “la quasi totalità (93,1%) ritiene che debbano essere pagati quanto gli italiani e l’87% pensa che un laureato esteuropeo debba potere esercitare la propria professione in ogni paese dell’Ue. Tuttavia il 68,2% ritiene giusto che un laureato di qualsiasi paese accetti lavori inferiori ai suoi titoli e più della metà disapprova norme per incentivarne l’ingresso: da notare che tra i laureati e tra i giovani la quota cala sensibilmente nel primo caso ma aumenta nel secondo, evidentemente per la preoccupazione della possibile ‘concorrenzà sul mercato del lavoro qualificato”.
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