ricerca: intervenendo entro sei ore sarebbe possibile cancellare i ricordi traumatici

Diadmin

ricerca: intervenendo entro sei ore sarebbe possibile cancellare i ricordi traumatici

urlo

Il procedimento messo a punto dagli scienziati della New York University non prevede l’uso di farmaci: il ricordo puroso non viene sostituito con un altro ma, nel momento in cui il cervello lo ricostruisce, manipolato in modo da cancellare il sentimento di paura che lo accompagna

di SARA FICOCELLI

 

SOVRASCRIVERE i brutti ricordi senza l’aiuto di farmaci è possibile, a patto di riuscire a intervenire sui traumi quando sono ancora “bambini”. Secondo uno studio statunitense pubblicato su Nature, l’importante è infatti intervenire entro sei ore dal trauma, nel periodo del cosiddetto “riconsolidamento”. Le migliaia di persone che al mondo soffrono di fobie, da quella dei ragni all’ossessione di precipitare dalle scale, potrebbero tornare a nuova vita grazie a una nuova terapia messa a punto dalla New York University. Gli studiosi, che hanno presentato il loro lavoro alla comunità scientifica internazionale il mese scorso, in occasione della conferenza annuale della Society of Neuroscience a San Diego, spiegano di essere riusciti a bloccare le paure intervenendo sul modo in cui il cervello ricostruisce i ricordi.

 

Il metodo. Una buona notizia, soprattutto considerando che la memoria di fatti traumatici può condizionarci la vita. La claustrofobia può indurci, per esempio, a fare dieci rampe di scale invece di prendere l’ascensore, la paura di volare può impedirci di raggiungere la famiglia a Natale. Analizzando i meccanismi che “fissano” le paure nel cervello, gli studiosi americani hanno scoperto che, dopo l’evento traumatico, il ricordo viene elaborato dalla mente per un periodo di alcune ore, attraverso il fenomeno del riconsolidamento mentale. E hanno quindi capito che è lì che bisogna intervenire, in quella fase in cui il trauma è “neonato”

 

e ancora malleabile, riscrivibile. Una situazione mentale comune soprattutto ai bambini, il cui cervello vergine assimila continuamente nuove informazioni e fobie ad esse legate.

 

Come funziona. In passato, altre ricerche hanno permesso di bloccare i brutti ricordi prima ancora che questi venissero “inscatolati” nella memoria cerebrale. Ma molti dei sistemi sperimentati finora si sono rivelati dannosi per l’uomo, basati su terapie farmacologiche innaturali. In altri casi, gli effetti positivi sono scomparsi dopo pochi giorni. Nel procedimento messo a punto dagli scienziati, invece, il ricordo pauroso non viene sostituito con un altro ma, nel momento in cui il cervello lo ricostruisce, manipolato in modo da cancellare il sentimento di paura che lo accompagna. Perché la terapia funzioni, però, il soggetto vi si deve sottoporre entro sei ore dal momento in cui il ricordo viene rievocato. “Il nostro studio mostra che durante la formazione di un ricordo esistono alcuni momenti in cui lo si può cambiare in maniera permanente. Comprendendo le dinamiche della memoria potremmo, nel lungo termine, aprire nuove strade nel trattamento dei disturbi legati a ricordi di carattere eccessivamente emotivo”, spiega l’autrice della ricerca, Daniela Schiller.

 

Le ricerche sui topi. Gli studiosi sono giunti a queste conclusioni dopo aver condotto dei test sulle cavie riuscendo a eliminare negli animali la paura provocata da un suono associato a una scossa elettrica. Forti del successo della prima sperimentazione animale, le neuroscienziate Daniela Schiller ed Elizabeth Phelps hanno sviluppato un esperimento analogo sulle persone, legando l’associazione tra la visione di un quadrato blu emesso da un computer con una lieve scossa a livello del polso, in modo da provocare l’emozione della paura. Il giorno dopo hanno risottoposto i pazienti allo stimolo quadrato-scossa, ma solo una volta, in modo da attivare il ricordo, per poi mandarlo in onda una serie di volte seguito da una risposta neutra, senza scossa, secondo il metodo del “training di estinzione”. Solo il gruppo di pazienti che aveva iniziato il training dieci minuti dopo aver ricevuto lo stimolo quadrato-scossa, quando cioè era ancora in corso la fase di “riconsolidamento mentale”, non mostrava più segni di paura. Gli altri sì, e questa differenza si è ripresentata anche a distanza di un anno.

 

Le prospettive. I risultati della ricerca potrebbero aprire nuove strade a interventi terapeutici precoci e tempestivi, come nel caso di traumi legati a incidenti stradali o violenze. Resta solo da capire se davvero vogliamo privare il cervello di quell’autodifesa ancestrale, comune a tutti gli animali, che è la paura.

 

Fonte: La Repubblica

Info sull'autore

admin administrator

M0r3N0_11