Volevo fare il medico da grande

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Volevo fare il medico da grande

Quand’ero piccolo ero indeciso se fare il cuoco o il medico. Le due idee avevano un denominatore comune, nel senso che quando mi ammalai un po’ più del solito, il medico ordinò a mia madre di cucinarmi i cibi più buoni possibili, quelli che all’epoca si facevano una volta all’anno.

Oggi la cosa non avrebbe molto valore, ma subito dopo la guerra ne aveva decisamente di più.

Comunque sia, qualcuno mi fece notare che il medico aveva un ruolo molto più importante e potente nella società, e infatti lui aveva dato l’ordine e un cuoco gli aveva ubbidito.

Incominciai a spargere la voce che da grande avrei fatto il medico, e ne parlai così tanto e ne fui così convinto che misi su una bella trattoria, con un menù molto originale che attirò un sacco di gente. E non vi dico come mi sentivo quando la sera tardi venivano i gruppi di chirurghi, sfatti di stanchezza, a godersi i miei piatti speciali, e mi lodavano e mi ringraziavano per l’arte che mettevo in cucina. E’ proprio vero, chi sa far bene il suo mestiere è sempre importante.

Così, non vi racconto come, mi sono trovato con la laurea in psicologia. Eh si, mi ci voleva questo per capire quanto è potente la classe medica. Una classe che riesce a far passare una legge, che stabilisce che la psicodiagnosi non la faranno più gli psicoterapeuti ma i medici, è davvero forte, accipicchia!

La legge non è passata, in verità, ma solo perché è caduto il governo che l’aveva proposta, non perché fosse scandalosa.

Il principio resta, contro ogni logica, e spero che lo scampato pericolo serva a noi psicologi per presentarci sempre più preparati alla società e per far valere la nostra preparazione.

Per il resto cosa volete che vi dica, io spero che non facciano una legge che stabilisce che in cucina possono lavorare solo i medici, così potrò tornare a fare il cuoco in santa pace. E pazienza se quando arriveranno i chirurghi, ancor più sfatti di stanchezza per aver dovuto fare anche le psicodiagnosi e i progetti per la metropolitana, io avrò l’impulso di scambiare i vasetti delle droghe…

 

Alfredo Rapaggi

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